Intelligenza artificiale e Protezione dei dati: Impatti e Prospettive

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Correva l’anno 1956 quando lo scienziato John McCarthy per primo definì l'Intelligenza Artificiale (o “IA”) come "la scienza e l'ingegneria della creazione di macchine intelligenti". Da allora ai progressi (e all’entusiasmo) iniziali nei confronti della tecnologia in questione, sono succeduti una serie di periodi di disillusione - comunemente chiamati "inverni dell'IA" - cui si sono alternate fasi di “hype”, che hanno spesso contribuito a ingenerare nel pubblico aspettative a volte eccessive. 

Negli ultimi anni l'IA ha subito una rapida evoluzione, sia sotto un profilo teorico che pratico-applicativo, al punto da rivelarsi una delle principali tecnologie emergenti nell'ambito della quarta rivoluzione industriale, concretamente in grado di contribuire in maniera significativa (se non determinante) a un'ampia gamma di vantaggi economici e sociali nell'intero spettro delle industrie e delle attività sociali. Tale “primavera” dell’IA affonda le sue radici da un lato nell’evoluzione del solido background interdisciplinare propedeutico alla ricerca sull'IA, fondato su scienze quali l’informatica, la matematica e la logica, ma che ha subito interpolazioni con numerose altre discipline, quali statistica, economia, linguistica, neuroscienze, psicologia, filosofia e diritto. Dall’altro, poggia sulla repentina evoluzione di altre tecnologie “di supporto”, quali la banda larga, l’internet ad alta velocità e l'avvento dell'“Internet delle cose”, che, uniti alla disponibilità di enormi quantità di dati, all'aumento esponenziale della potenza di elaborazione e all’accesso a capacità di archiviazione al tempo stesso più economiche ed estese grazie alle piattaforme cloud-based, hanno accelerato il processo di adozione delle tecnologie di IA. 

Ciò ha portato alla realizzazione di una serie di applicazioni di enorme successo, che costituiscono oramai parte irrinunciabile della nostra quotidianità e permeano molti aspetti della nostra vita: assistenti virtuali, veicoli a guida autonoma, chatbot, robotica industriale, ecc. Uno studio effettuato tra il gennaio e il marzo del 2020 su 9640 imprese ha rilevato che il 42% delle imprese a livello europeo già impiega almeno una tecnologia legata all’AI, un quarto di queste ne utilizza almeno due tipi, e il 18% ha in programma di adottare tali tecnologie nell’arco dei prossimi due anni, per un mercato globale che in proiezione dovrebbe raggiungere i 1,394.30 miliardi di dollari entro il 2029, mentre in un report del Comitato speciale sull'intelligenza artificiale nell'era digitale del Parlamento 

Europeo si stima che entro il 2030 contribuirà all'economia globale per oltre 11.000 miliardi di euro. L’impiego più o meno su larga scala di sistemi di IA non costituisce dunque un futuro remoto, bensì il nostro presente: utilizziamo l’IA quotidianamente, per tradurre le lingue, generare sottotitoli nei video o bloccare lo spam nelle nostre caselle e-mail.  

Prima di addentrarci più a fondo nell’esame del concetto di intelligenza artificiale, è bene fare una premessa: quando parliamo di IA ci riferiamo in realtà a un fenomeno molto complesso che riflette gli impetuosi sviluppi tecnologici dell’ultimo decennio e che comprende una grande varietà di approcci e tecnologie (quali, a titolo meramente esemplificativo, l'apprendimento automatico, il ragionamento meccanico e la robotica). È pertanto possibile distinguere un'ampia gamma di diversi tipi di applicazioni dell'IA. La difficoltà nella definizione del concetto di IA sta proprio nell’individuare gli elementi in grado di accomunare i diversi approcci tecnologici, riconducendoli ad una fittizia unità funzionale alla loro disciplina...


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